Olimpiadi, Paltrinieri chiama Sinner: ci sei tu dopo Bolt. Il tuffo nella Senna della sindaca di Parigi è un bluff
22 Luglio 2024Jannik Sinner o Lebron James dopo Usain Bolt: l’ordine gerarchico – in ottica Olimpiadi, nella Parigi del 2024 – di Gregorio Paltrinieri è presto fatto. Il rammarico? Non essere stato scelto portabandiera. Il tuffo – solo di facciata – della sindaca di Parigi in una Senna che le Istituzioni parigine assicurano non essere più inquinata: ha speso la “modica” cifra di 1,4 miliardi di euro, la Francia, per rendere reale la suggestione di nuotarci dentro durante i Giochi.
Paltrinieri e le tre medaglie alle Olimpiadi Ogni vittoria va ricostruita Paltrinieri, Usain Bolt e la scena muta Al Villaggio olimpico vorrei incontrare Sinner Parigi è il posto giusto per sfruttare le vibrazioni La Senna inquinata e il tuffo della sindaca Il portabandiera è Tamberi: “Siamo in buone mani”
Paltrinieri e le tre medaglie alle Olimpiadi
Mentre Greg si accinge alla quarta Olimpiade della carriera (i Giochi di Parigi arrivano dopo quelli di Londra, Rio e Tokyo) e in vista delle tre gare cui prenderà parte (i marchi di fabbrica: 800 metri e 1500 metri stile libero oltre alla 10 km di fondo), GregOro fa due conti – e tira qualche bilancio – con Giulia Zonca sulle colonne de La Stampa.
È tra gli atleti italiani in gara più importanti: per blasone, per vittorie e per aspettative. 30 anni, 16 podi mondiali, 18 medaglie europee, 3 volte nei primi tre ai Giochi eppure Paltrinieri sposta l’asticella in là. Farà di tutto – dice Greg – per pareggiare i conti olimpici, il cui bilancio di un oro, un argento e un bronzo non gli restituisce appieno il senso della soddisfazione:
Avrei potuto e voluto di più ma vale anche al presente: posso e voglio di più.
Ogni vittoria va ricostruita
Nella fase di crescita costante, in questi 12 anni di Olimpiadi (non ancora maggiorenne a Londra, dopo Parigi sarà trentenne), Greg ha imparato a conservare un approccio neutro alle gare. Ha capito di non essere le medaglie che ha vinto: in due parole, ogni vittoria va sudata e ricostruita. Soprattutto questo: ricostruita senza dare nulla per scontato.
La prima ai Giochi è stato un debutto ambiziosissimo e pieno di voglia di stare là in mezzo. Ma quel che credevo, ovvero di essere già a un livello altissimo, non era la realtà. A Londra ho fatto quello che fanno adesso i ragazzini con me quando mi lasciano fuori come nell’ultimo Mondiale: tirano a bomba la batteria.
Paltrinieri, Usain Bolt e la scena muta
I ricordi londinesi sono legati alle prime esperienze degne di nota: attimi necessari per il processo di maturità, muri portanti per mettere su il resto. C’è però anche un0altra immagine che a Paltrinieri è rimasta dentro:
Siamo io e Usain Bolt seduti al tavolo. Mi sono sentito come un bambino: guardavo i suoi gesti, copiavo le sue scelte, continuavo a fissarlo con la voglia di dirgli qualcosa. Ho fatto scena muta.
Al Villaggio olimpico vorrei incontrare Sinner
Allora fa specie – ma ne definisce ancora meglio la persona, prima del personaggio – che Greg, cioè uno che dagli atleti più giovani dovrebbe essere guardato con attenzione e senso di emulazione, citi Jannik Sinner quando gli viene chiesto chi è l’atleta che vorrebbe incontrare al villaggio olimpico, ora che Bolt non c’è più.
Tutti i giocatori di basket, che lì come caschi caschi bene. Poi Sinner: non l’ho mai visto di persona e mi intriga anche se è presto per dire che stia cambiando il modo di intendere lo sport. Chi lo cambia davvero sono i Djokovic, i Lebron: quelli in giro da decenni, stabiliscono l’eccellenza, ti insegnano a non perdere tempo.
Parigi è il posto giusto per sfruttare le vibrazioni
Poi però Paltrinieri torna a mettere a fuoco l’obiettivo più importante: lui a Parigi, lui e le Olimpiadi, lui e le aspettative:
Da appassionato d’arte dico che è la città ideale per un trentenne che sa guardarsi intorno e sfruttare le vibrazioni. I miei avversari si rinnovano di continuo e io ci sono sempre. Anche grazie a loro, che sono giovani e innovativi, sono cresciuto. Ora spero di avere le risposte giuste.
I Giochi di Paltrinieri saranno quelli della maturità: forse cederà qualcosa sul piano fisico, ma la sensazione è che la testa non sia mai stata tanto dentro la competizione.
L’apice ma anche il cambio rutale è stato Rio 20216. Le vittorie e poi le aspettative: non è stato il periodo più bello della vita. Dal 2013 al 2016 non ho perso una gara: ero programmato ed era inebriante. Eppure mi ha tolto il piacere e ha lasciato strascichi che ho sistemato in anni perché sapevo che un passo falso sarebbe arrivato per far crollare ogni cosa. Essere il primo era diventato un obbligo, avevo perso l’avventura, la bellezza di raggiungere la vetta. Le responsabilità successive sono opprimenti.
La Senna inquinata e il tuffo della sindaca
Polemiche e voci contrastanti stanno ancora tenendo banco rispetto alle condizioni del fiume Senna, il cui livello di inquinamento – dicono le Istituzioni francesi – è totalmente sotto controllo. La spesa della nazione per renderla balneabile è stata uno sproposito: si parla di 1,4 miliardi di euro. Greg non le manda a dire:
Pare che la situazione sia migliorata, in ogni caso sappiamo che esiste il piano B, nuotare in un lago. Di sicuro quello della sindaca di Parigi è stato un tuffo di facciata: non ha messo la testa sotto e c’è stata pochi minuti. Siamo noi che dobbiamo starci dentro ore.
Il portabandiera è Tamberi: “Siamo in buone mani”
L’ultimo passaggio che val la pena riprendere è quello che porta al portabandiera. A Parigi non vedremo Paltrinieri, tra i candidati fino all’ultimo, sollevare l’orgoglio del tricolore e prendere per mano la comitiva italiana. La scelta è caduta di Gianmarco Tamberi, cui Gregorio ha mostrato grande vicinanza nei giorni scorsi, quando un infortunio – poi rivelatosi lieve – ha fatto temere per la presenza di Gianmarco ai Giochi:
Che bello sarebbe stato essere di fianco a Gimbo: anche così siamo in ottime mani. I brividi, la carica sportiva di Tamberi: penso sia irripetibile. Rientrare da un infortunio che poteva costringerlo a smettere, invece ha resistito e insistito. Poi ha vinto con la teatralità. Lui ha costruito quel successo.
Onestamente: dovrebbe essere il contrario. Dovremmo leggere in ogni giorno della marcia di avvicinamento a Parigi 2024 lusinghe al miele per Gregorio Paltrinieri da parte dei colleghi: lui, invece, mostra anche a parole di essere un atleta consapevole, nel pieno della maturità, uno in grado di stimolare se stesso e anche chi gli sta intorno.
Non è il caso di dirlo a voce troppo alta ma GregOro resta uno dei motivi fortissimi per dare linfa a quest’attesa. Sperare che sappia stupire, che sappia stupirsi: che senta il brivido dell’avventura e il piacere. Ecco: che senta fortissimo il piacere di essere a Parigi e di essere Paltrinieri.