Tour de France, 14a tappa: Pogacar è favoloso, Vingegaard stavolta non tiene e cede 43 secondi
13 Luglio 2024Bisognerebbe chiedere ad ASO di organizzare un Tour de France al mese. Troppo bello ed emozionante lo spettacolo, troppo esaltanti i duelli tra i grandi protagonisti di una corsa che ogni giorno regala emozioni. E che nella prima tappa pirenaica riporta l’inerzia dalla parte di Tadej Pogacar, splendido vincitore a Pla d’Adet in coda a una tappa vibrante, nella quale lo sloveno ha attaccato ai -5 dall’arrivo giocando d’astuzia a livello tattico e obbligando Vingegaard a difendersi con le unghie e con i denti. Solo che stavolta il danese non ha potuto far altro che limitare i danni: altri 43 secondi persi e una folla impazzita ad acclamare i due eroi di un ciclismo moderno che sa essere appassionante come pochi altri.
Incubo Covid: si ritirano anche Pidcock e Bettiol Tattica UAE perfetta: Tadej non sbaglia una virgola Italiani, la temuta quota 100 ormai è a un passo…
Incubo Covid: si ritirano anche Pidcock e Bettiol
In gruppo il vero spauracchio ormai fa rima con Covid: positivo e costretto al ritiro Tom Pidcock (che invero sin qui non è che avesse impressionato più di tanto), probabile positivo e comunque costretto a salutare la carovana gialla anche Alberto Bettiol, che ha provato a partire ma dopo qualche chilometro ha preferito desistere per via della grande fatica che stava maturando. Segnali decisamente negativi per l’Italia anche in vista delle olimpiadi: Bettiol è l’uomo di punta del terzetto che prevede anche Mozzato e Viviani, e questo ritiro non è certo la migliore delle notizie possibili.
La tappa, la prima sui Pirenei, parte con la solita fuga e con dentro anche Mathieu van der Poel e Kwiatowski. Carte rimescolate dopo la scalata al Tourmalet, che non offre spunti degni di nota a livello di classifica generale, con i big che restano guardinghi. Si stacca un altro drappello con Gaudu, Healy, Lazkano, Meintjes e Kwiatowski e di fatto è quello che si presenta ai piedi della salita finale, lunga 11 chilometri. Healy è quello che ha la gamba migliore: saluta i compagni di fuga e s’invola verso il prestigioso traguardo di Pla d’Adet.
Tattica UAE perfetta: Tadej non sbaglia una virgola
L’andatura del gruppo però a un certo punto diventa oggettivamente insostenibile per il pur volenteroso irlandese. Soprattutto quando Adam Yates decide di uscire dal drappello dei migliori di classifica, col beneplacito di Pogacar. È un modo tra i tanti che la UAE Emirates ha per stanare le squadre rivali: non risponde nessuno all’attacco del britannico (settimo nella generale), che trova campo libero per andare a riprendere Healy.
Ma il piano tattico è ben congegnato: ai -5 scatta Pogacar, e Vingegaard stavolta non ha la forza per rispondere. Yates aspetta il capitano e lo lancia verso i 4 chilometri conclusivi, che per giunta sono anche i più facili dell’ascesa finale. Si ripropone il duello di Le Lioran: Tadej contro Jonas, che però si ritrova alle ruote anche un tenacissimo Evenepoel, che pure a sua volta cede qualche metro quando Vingo ai -3,5 prova a trovare il suo ritmo.
Pogacar rifiata un attimo, poi rilancia: la strada è più dolce e questo lo aiuta, perché è il suo terreno di caccia ideale. E non lo scalfisce nemmeno un idiota che gli tira addosso un pacchetto di patatine (la mamma degli imbecilli è sempre incinta). Alla fine Vingegaard deve accontentarsi di scavalcare in classifica Evenepoel, ma vedendo lievitare il ritardo dalla maglia gialla a 1’45”. Remco va su del suo passo e arriva a 1’16” (abbuoni inclusi), Rodriguez chiude quarto a 1’17”: tutto sommato, valori abbastanza rispettati.
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Italiani, la temuta quota 100 ormai è a un passo…
E gli italiani? Detto di Bettiol, c’erano speranze solo su Ciccone, che ha faticato a tenere il ritmo imposto Joao Almeida nei primi chilometri dell’ascesa finale, salvo poi andar su regolare e arrivare a 1’23”, quinto di giornata. Con quella odierna fanno 99 tappe consecutive al Tour senza che un italiano salga sul gradino più alto del podio.
Domani a Plateau de Beille, il luogo che nel 2014 consacrò il Tour meraviglia di Vincenzo Nibali (e dove vinse anche Fabio Aru l’anno dopo), quota 100 diventerà una triste realtà se il buon Giulio non dovesse inventare qualcosa. Ma tenuto conto che è in top ten, impossibile pensare che il gruppo lo lasci andare in una fuga: la temutissima cifra tonda è a un passo dal manifestarsi.