Olimpiadi volley Italia senza Anzani: “Non mollo”. L’aritmia di chi ha cuore da vendere. Ora Modena vale Parigi
16 Luglio 2024Partiamo da un paio di notizie e un’intervista, le prime due ormai datate e la terza freschissima. Simone Anzani non prenderà parte alla spedizione olimpica dell’Italia del volley di Fefé De Giorgi. Il centrale classe 1992 saluta anzitempo Parigi, stavolta la vedrà da casa. O da turista. Problemi cardiaci ne stanno purtroppo condizionando la carriera e anche stavolta i medici hanno detto stop. Lo ha spiegato Anzani: “Durante un allenamento, dall’apparecchio che ho sotto il petto è stato riscontrato un nuovo episodio anomalo al cuore”.
Anzani da Civitanova a Modena L’aritmia cardiaca di Simone Anzani Simone è il sole. Simone è il sorriso “In Nazionale mi chiamano Paglia” Le lacrime di Anzani e la gratitudine per De Giorgi Mai pensato di smettere? “No, mai”
Anzani da Civitanova a Modena
Quello di Simone è uno scorcio un’estate movimentato: scelte agite, cambiamenti, turbamenti, scelte subite. A volte accadono cose che sono un paradosso: problemi cardiaci per uno che ha cuore da vendere. Lo ha sempre dimostrato, Anzani. Invece il cuore – inteso come organo – fa a pugni col cuore, inteso come elemento valoriale. Lo scorso 7 maggio, peraltro, il corso professionale di Simone aveva svoltato: tanti saluti a Civitanova, dove ha giocato dal 2019 all’ultima stagione, per fare ritorno a Modena. Percorso inverso rispetto a quello dell’estate ’19, quando disse arrivederci ai canarini per accasarsi alla Lube.
L’aritmia cardiaca di Simone Anzani
Aritmia cardiaca. Questo il problema di Anzani che a fine agosto 2023 è stato operato al San Raffaele di Milano per tentare una via risolutiva e definitiva. L’intervento è andato bene: Simone è tornato in campo ma resta monitorato. Aveva lasciato il ritiro della nazionale italiana appena prima che iniziassero gli ultimi Europei: i compagni hanno giocato anche per lui. Poi la convalescenza, il rientro, il quarto posto in Superlega, la finale di Supercoppa italiana, la semifinale di Champions League, infine Modena.
La prima volta (annata 2018/19, ndr) non è andata come speravo ma Modena è la pallavolo italiana e il fatto che mi abbiano cercato è stato uno stimolo forte. Ho voglia di far ricredere i tifosi emiliani.
A Civitanova ha messo in bacheca due scudetti (2020/21 e 2021/22) che si aggiungono a quello vinto a Perugia nel 2017/18. Piazzateci pure il resto del palmares di Anzani per capire di chi si parla: 3 coppa Italia, 2 Supercoppa Italiana, 1 Mondiale per Club, 1 Mondiale e 1 Europeo in maglia azzurra oltre a 1 argento Mondiale e 1 bronzo europeo.
Simone è il sole. Simone è il sorriso
Cresce nelle giovanili di Treviso, indossa l’Azzurro dal 2012, è un simbolo. Ma non conta solo quello che ha vinto: è più importante il modo in cui lo ha fatto. Simone è il sole. Simone è il sorriso. Anzani ha dato la paga a tanti colleghi in fatto di carattere, determinazione, positività.
Nell’intervista concessa a Davide Romani per la Gazzetta dello Sport, si è raccontato in libertà.
“In Nazionale mi chiamano Paglia”
Spunti interessantissimi, il merito è anche delle domande. “Mi chiamano Paglia in Nazionale, è un’idea di Sbertoli che mi diceva pagliaccio papà”. Ma pagliaccio papà era troppo lungo, Paglia focalizza e fa sintesi.
Sole e sorriso, certo. Ma davanti alla delusione di non prendere parte alle Olimpiadi di Parigi il rischio è che quel sole si vada a nascondere dietro la più grande nuvola. Che il sorriso sfumi. La prima reazione di Anzani è stata questa:
Amarezza, dolore, scoraggiamento iniziale. A 32 anni i Giochi erano il mio ultimo obiettivo con la maglia azzurra e pensavo che ogni problema fosse superato. Sono dispiaciuto per aver lasciato soli i miei compagni per la seconda estate di fila.
Le lacrime di Anzani e la gratitudine per De Giorgi
Poi, però, torna leone: “Mai pensato di smettere: finché i medici mi daranno una chance non lascerò il mio lavoro, quello che amo fare. Sono un combattente: finché non mi ammazzano resto in piedi”. Simone non molla e torna a fare quello che tanto bene gli è sempre riuscito: oggettivizza, reagisce, prorompe. Torna sempre il cuore, in qualche modo. Gli toccherà stare con gli Azzurri a distanza chilometrica. Con i sentimenti che frantumano i confini. A modo suo, non li lascerà soli perché tra i fenomeni dell’Italvolley è nato un rapporto speciale, che va oltre la professione:
Siamo amici. Lo sport va e viene, i legami restano. A Cavalese ero in stanza con Riccardo Sbertoli, come sempre da quattro anni a questa parte. Ci siamo abbracciati e gli ho detto di portarsi dietro anche il mio sogno per custodirlo e realizzarlo. A De Giorgi sarò legato per sempre: non è solo un allenatore. Ha provato fino alla fine a cercare una soluzione ma per i medici non c’è stato margine. Ero in lacrime, gli sarò riconoscente per sempre.
Ed è all’Italvolley in viaggio verso la Francia che è rivolto il pensiero di Simone:
Abbiamo imparato a gestire momenti e pressioni: questa Nazionale sa cosa deve fare, dove vuole arrivare e come superare le difficoltà. Il ct ti tira fuori il 110%. Se saranno bravi a interpretare il torneo, il sogno è possibile.
Mai pensato di smettere? “No, mai”
I compagni sanno che Simone c’è. Non ha mai pensato di smettere. Vuole far ricredere i tifosi di Modena. Trasformare le lacrime in sorriso. Essere il sole sempre, anche quando una dannata nuvola si piazza in mezzo a rompere le scatole. Perché a volte accadono cose che sono un paradosso: problemi cardiaci per uno che ha cuore da vendere. Lo ha sempre dimostrato, Anzani. Anche quando il cuore – inteso come organo – fa a pugni col cuore, inteso come elemento valoriale. Paglia non molla. Mai pensato di smettere? “No. Mai”.