Il calvario di Roberto D’Aversa: tra la testata ad Henry e la paresi facciale, i mesi difficili del tecnico dell’Empoli
15 Novembre 2024Il 2024 di Roberto D’Aversa è stato un periplo attraverso momenti durissimi, sprofondando in una spirale da legge di Murphy, per poi risollevarsi e voltare pagina con l’Empoli nella seconda metà dell’anno. Pur con qualche scoria rimasta.
- L’esonero di D’Aversa dal Lecce e la testata ad Henry
- La rinascita con l’Empoli
- D’Aversa: “Il calcio non deve essere la prima cosa”
- La paresi facciale: “I primi giorni sono stati davvero brutti”
L’esonero di D’Aversa dal Lecce e la testata ad Henry
Era lo scorso marzo quando il Lecce, allora allenato dal tecnico nato a Stoccarda, sprofondava sempre più negli inferi della zona retrocessione con uno squilibrio inarrestabile di sconfitte in rapporto alle partite giocate. La situazione poi è precipitata ulteriormente quando D’Aversa in occasione di Lecce-Verona persa dai padroni di casa 0-1 ha rifilato una testata al giocatore scaligero Thomas Henry durante un alterco sul campo.
La capocciata, che ha pochi precedenti in termini di attacchi violenti da parte di un allenatore nei confronti di un giocatore (tra i più recenti e clamorosi quello del 2012 con Delio Rossi che scatenò una serie di cazzotti su Adem Ljajic), ha contribuito così all’esonero di D’Aversa.
La rinascita con l’Empoli
Poi la seconda chance con l’Empoli, che uno come Antonio Conte qualche settimana fa aveva definito “rivelazione del campionato”: infatti, nell’avvio di stagione 2024/2025 i toscani sotto le cure di D’Aversa su 12 partite hanno perso solo 3 volte. Un ruolino di marcia basato sulla costanza e sulla solidità, coronato ulteriormente dal lavoro svolto sui giovani, come ha sottolineato D’Aversa in una lunga intervista concessa alla Gazzetta dello Sport.
“Qui i ragazzi possono sbagliare e continuano a giocare”, ha argomentato. “La famiglia Corsi è sempre molto onesta coi tifosi e loro apprezzano quest’idea di calcio. Io amo lavorare con i giovani, sono felice di aver contribuito alla crescita di giocatori come Bastoni e Kulusevski e spero che presto tocchi a Fazzini, Seghetti, Marianucci, Tosto e altri ancora partire da Empoli e finire in una grande squadra”.
D’Aversa: “Il calcio non deve essere la prima cosa”
Ma tra il nadir della testata ad Henry e l’esonero al Lecce allo zenith all’Empoli ci sono stati altri tumulti personali per D’Aversa. Ad esempio l’ictus della madre. Parlando di quanto ha imparato negli ultimi nove mesi (“Sto dando il giusto valore ad ogni cosa, capendo quali sono i veri problemi“) e riallacciandosi ai fatti del Via del Mare, ha spiegato: “L’episodio di Lecce è accaduto in campo, ma poi è uscito dallo stadio ed è rimasto dentro di me, in casa, nelle parole con gli amici, nei pensieri di ogni sera. Poco prima mia madre aveva avuto un ictus improvviso e da allora non può alzarsi dal letto, anche se sta gradatamente recuperando. E mi sono vergognato pensando che nei primi mesi della malattia ero così preso dal lavoro a Lecce che andavo poco a trovarla a Pescara. Vivo di calcio, ma il calcio non deve essere la prima cosa”.
La paresi facciale: “I primi giorni sono stati davvero brutti”
Lo stesso D’Aversa ha fatto esperienza della malattia. Qui arriva infatti un’altra rivelazione del tecnico, sempre nell’intervista concessa alla Gazzetta: “Mi stavo lavando i denti. La sera prima avevo cenato a Firenze con lo staff. La bocca non rispondeva ai comandi. Nei due giorni precedenti non sentivo i sapori, ma il tampone del Covid era negativo. Ho chiamato il dottore dell’Empoli, siamo andati al Pronto soccorso e ho aspettato quattro ore gli esami pensando a cose molto brutte. Poi il responso: paresi facciale“.
Una improvvisa infermità quindi, che ha spiazzato il tecnico alle prese con le cure e, dopo lo shock iniziale, con un po’ di autoironia a lenire il tutto: “Io non sono mai stato bello, così però… Sto facendo le cure, cortisone, integratori per i nervi. I primi giorni sono stati davvero brutti, di notte dovevo bendarmi l’occhio sinistro perché non si chiudeva. Per un po’ è stato impossibile bere e mangiare. Adesso scherzo con la mia figlia più piccola, quando provo a darle un bacio e la bocca va da un’altra parte”.
D’Aversa quindi conclude: “Ridendoci su capisco quanto siamo fortunati, quanto sia importante la prevenzione e quanto soffra chi dalla nascita convive con certi problemi e magari viene anche bullizzato”.